Nel segno del dialogo tra territorio e comunità, la quarta edizione della rassegna di cinema all’aperto “CineMarmilla”, organizzata dall’Associazione Culturale Casa Natale Antonio Gramsci in collaborazione con il Comune di Ales e con il contributo della RAS – Assessorato della pubblica istruzione, beni culturali, informazione, spettacolo e sport , intende indagare il tema del paesaggio, alla scoperta degli elementi e dei luoghi che ne definiscono il profilo culturale, geografico, storico e umano.
Quest’anno, la rassegna si pone il duplice obiettivo di coinvolgere i registi e il pubblico nella riflessione sul senso del paesaggio e del territorio nel cinema contemporaneo, e di ridare visibilità a luoghi, ambienti di lavoro, spazi sociali e familiari che i ritmi frenetici della società contemporanea – digitalizzata e iperconnessa – hanno progressivamente sottratto al nostro sguardo e al nostro sentire.
Paesaggi rurali
Nella serata inaugurale di venerdì 21 luglio, nella piazza Santa Maria di Ales, si terrà la proiezione di Bentu di Salvatore Mereu (2022). Tratto dal racconto Il vento di Antonio Cossu (1953), il film di Mereu nasce in un contesto formativo, con il coinvolgimento degli studenti e delle studentesse del corso di laurea magistrale in Scienze della produzione multimediale dell’Università di Cagliari. L’azione si svolge tra la Trexenta e la Marmilla, regioni da sempre vocate alla produzione cerealicola, ed è ambientata negli anni ’50 del Novecento, quando le macchine non avevano ancora preso il posto degli uomini nei lavori manuali. Raffaele, anziano contadino legato alla terra e alle consuetudini della vita contadina, aspetta che arrivi il vento per poter finalmente separare la paglia dal grano; insieme a lui c’è Angelino, un adolescente che invece vorrebbe scappare da quei luoghi per andare alle corse dei cavalli, per correre incontro al futuro. Un giorno, l’arrivo del vento tanto atteso scuoterà la vita di Raffaele. Al centro del film di Mereu non c’è solo la storia dell’amicizia tra l’anziano contadino e il ragazzino, espressioni di due generazioni anagraficamente distanti e culturalmente inconciliabili; ritroviamo anche il racconto del paesaggio nella sua duplice veste di territorio e di ambiente caratterizzato dalla presenza di una comunità di persone. La scelta di impiegare diverse varietà di sardo – campidanese e barbaricina – per dar voce ai due personaggi principali di Bentu ha una forte valenza simbolica e storica: nel periodo in cui è ambientata la storia, le persone si esprimevano principalmente nella lingua locale, delegando l’italiano agli usi formali e ufficiali.
Bentu ha vinto il Premio Bisato d’Oro alle Giornate degli Autori della 79ª edizione della Mostra del cinema di Venezia 2022. Inoltre, ha ricevuto due candidature, una ai David di Donatello 2023 come migliore sceneggiatura non originale, e una ai Nastri d’argento 2023 per il miglior sonoro in presa diretta.
Paesaggi umani
L’uso del sardo per caratterizzare la storia, i personaggi e il territorio ritorna nei documentari che saranno proiettati nella serata di giovedì 27 luglio, ancora in piazza Santa Maria ad Ales. Si tratta de L’ombra del fuoco (S’umbra ‘e su fogu) di Enrico Pau (2023) e di Padenti (Foresta) di Marco Antonio Pani (2020). Il primo fa i conti con l’incendio che ha devastato il Montiferru nel luglio del 2021, distruggendo più di 13.000 ettari di bosco, uliveti, terreni e ammazzando migliaia di animali. Nel documentario di Pau, parlano gli animali che hanno perso la vita; parlano le piante, gli ulivi secolari che non sono sopravvissuti alla furia del fuoco; parlano gli uomini che quel territorio lo conoscono e lo vivono da sempre; cantano le loro voci, un cantu a cuncordu sommesso e tellurico che chiede perdono alla terra per l’immane tragedia. Oltre alle testimonianze di alcune delle persone che sono rimaste coinvolte nell’incendio, ci sono i testi scritti da Ettore Cannas, Alberto Capitta, Alessandro De Roma, Enrico Pau e Mauro Tetti in memoria delle tante vite, animali e vegetali, andate perdute nel rogo. La voce narrante è quella di Giuseppe “Bosco” Falchi, che ha anche tradotto in sardo i testi scritti dagli autori. C’è poi il contributo dell’Università di Cagliari, presente sia nel supporto da parte del CELCAM e della laurea magistrale in Scienze della produzione multimediale, sia grazie all’intervento del prof. Gianluigi Bacchetta, direttore scientifico del CCB (Centro Conservazione Biodiversità) del Dipartimento di Scienze Botaniche.
Ad aprile 2023, il documentario è stato presentato al Trento Film Festival (sezione “Terre alte”) e a giugno nella sezione “Made in Italy” del CinemAmbiente di Torino; è stato inoltre proiettato nella serata conclusiva dell’11 giugno 2023 del festival IsReal a Nuoro.
Il secondo documentario, Padenti/foresta di Marco Antonio Pani, ci porta nella foresta de Is Pranus, nel territorio di Escalaplano, per raccontarci una storia legata all’estrazione del sughero. Protagonista del documentario di Pani è un gruppo di uomini che, con impegno e passione, porta avanti l’attività estrattiva nel pieno rispetto dell’ambiente e delle sue leggi. Padenti è un film autoprodotto che al racconto del paesaggio unisce una grande attenzione per la comunità di persone che abitano in quel territorio e per il loro lavoro. Il documentario è stato presentato in diversi festival e rassegne, tra cui il Trento Film Festival (edizione 2020), Terre di confine film festival did Asuni (edizione del 2020) e il festival IsReal di Nuoro (dicembre 2020). Nel 2021, ha vinto il primo premio al concorso internazionale “Vittorio De Seta” dedicato ai documentari etnografici.
Paesaggi sonori
La serata conclusiva della rassegna CineMarmilla, giovedì 3 agosto nella piazza di Zeppara, sarà dedicata a La guerra dei cafoni di Davide Barletti e Lorenzo Conte (2017).
Terramatta, Salento, estate del 1975. Due bande di ragazzini, i signori e i cafoni, si dichiarano guerra per l’ennesima estate con l’obiettivo di conquistare il territorio e dominarlo incontrastati. Il paesaggio del Salento riempie lo schermo con i suoi colori – il giallo dei campi, l’azzurro del mare e del cielo – ma il tratto distintivo del film è il paesaggio che ritroviamo nella lingua, anzi nelle lingue parlate dai personaggi. L’elemento linguistico, infatti, è fondamentale per comprendere la distanza sociale, culturale e anche umana tra i due gruppi rivali: i signori sono prevalentemente italofoni, mentre i cafoni si esprimono quasi esclusivamente in dialetto, con una forte carica creativa: l’essere dialettofono indica quindi lo status di cafone analfabeta. Per comunicare i signori utilizzano sofisticati walkie talkie e i loro nomi in codice sono ripresi dal mondo del cinema e della tv: Toshiro Mifune, Calimero. I cafoni si chiamano Cugginu, Sorso di mieru, Culacchio, Prosperu, Mucculone e il loro santo protettore è Papaquaremma, cafone pure lui.
La visione del film sarà un’occasione per riflettere sull’uso delle lingue minoritarie al cinema e per esplorare diverse tematiche legate al territorio e a un momento di passaggio cruciale nella vita di tutti noi, l’adolescenza.
Tra i tanti premi vinti da La guerra dei cafoni, si segnala la menzione speciale nell’edizione del Babel Film Festival del 2017.
La curatrice della rassegna è Myriam Mereu, assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Lettere, lingue e beni culturali e docente di Linguaggi televisivi e nuovi media presso la Facoltà di Studi Umanistici dell’Università degli studi di Cagliari. Le proiezioni saranno a ingresso gratuito e inizieranno alle 21.30. È prevista la partecipazione dei registi che dialogheranno col pubblico alla fine delle proiezioni.
Per informazioni: casanatalegramsci@tiscali.it. 

La locandina